giovedì 27 marzo 2008

Seconda piaga: i pidocchi!

Arrivo al comedor e i bimbi mi salutano con gioia, come se non mi vedessero da molto tempo.
Iniziamo le lezioni, Arturo inizia con la quindicina di bambini più piccoli, Mario invece si occupa di quelli più grandicelli.
Io faccio l’appello e controllo che tutto vada per il meglio. I bambini non riescono ancora a capire che durante le lezioni non devono fare riferimento a me, ma ai professori.
Non mi mollano un solo istante.
Esco fuori un attimo, per parlare con le madri di due ragazzine e mi arriva un messaggio. Prendo il cellulare e chino la testa per leggere, è Mauro che mi scrive uno dei messaggi più belli che io abbia mai ricevuto, ma il tutto viene rovinato dalla frase della madre di Yanira: “mi scusi se glielo dico, signorina Gaia, ma lei ha i pidocchi!”.
Inizio ad urlare e a tirarmi colpi sulla testa, mentre le due signore rimangono attonite a guardarmi. Cercano di calmarmi e provano ad avvicinarsi. Con le loro manine sudice mi toccano i capelli e mi tolgono delle cose marroncine. Quasi svengo quando mi dicono che sono le uova, ma sono secche perché non scoppiano. Il che vuole dire che è già da tempo che sono li.
Il tutto mi mette un disagio allucinante, non voglio contagiare nessuno, ma solo fiondarmi dalla farmacista e chiederle consiglio. Non posso ancora andarmene però, quindi resto al comedor e ne parlo con Arturo e Mario, il quale mi risponde: “menomale, adesso sì, veramente vivi con i poveri!”.
A questa frase il cuore sorride e quasi mi sento felice per i pidocchi, continuando a crederli piccolissimi e quasi invisibili.

Arrivo a casa, dopo aver comprato lo shampoo, e comunico al mondo che ho i pidocchi, che non so come togliermeli, che qualcuno mi aiuti.
Padre Luis, sempre disponibile in ogni circostanza, mi dà una mano e dopo mangiato si apposta in camera mia con una federa bianca sulla quale dovrebbero cadere questi esseri orrendi.
Mi faccio lo shampoo, lascio che faccia effetto e poi sciacquo con la paura di riempire il lavandino di cadaveri neri.
Nulla!
Inizio a spazzolarmi i capelli con un pettinino a denti stretti e mi strappo metà capigliatura, decido di procedere con la spazzola, e … cade un animale grande mezzo centimetro circa, tutto nero.
“Padre, guarda!”, urlo io con la faccia contorta dal disgusto.
“No, no sarà sierto questo il pidochio! Sono molti più piccoli, i no sierto così!”, mi risponde in un italiano curioso.
Corre in camera con l’insetto e torna con i nuovi occhiali da presbite.
“Ah, già. E’ proprio questo il pidochio!”, afferma contento, lasciandoselo camminare sulla mano.
Svengo!
“Ma non è mortoooo!”, urlo.
Ma allora lo shampoo non fa alcun effetto.
Mi metto con il pettinino a raschiarmi la cute, provocandomi graffi, ma tolgo le uova.
La cosa più orrenda sta nello schiacciare queste micro parti: se scoppiano significa che ho appena ucciso un feto di pidocchio.


Mi chiedo se non sarà stata proprio la figlia della signora ad avermi attaccato il parassita!

1 commento:

Unknown ha detto...

ma noooo!ti ci mancavano solo loroo!!eheheh..ps bellino il fermacapelli! :)