lunedì 10 marzo 2008

L'amour l'amour


Il combi è pieno e la mia schiena protesta duramente quando scendo dopo venti minuti di strada piegata quasi in due.
Arrivo al comedor e la decina di ragazzini di secondaria che stanno mangiando a stento mi salutano.
Non riescono a togliersi quel timore reverenziale che evidentemente si portano dietro dalla nascita, verso il “diverso”.
Scherzo un po’ con loro e raccolgo le iscrizioni, li bacio ad uno ad uno e mi congedo: devo andare a cercare questo benedetto professore.
Mi rivolgo l vecchio del villaggio, una persona duramente provata dalla vita, mi ricorda un po’ Giobbe e le sue disgrazie.
Insomma, lui è un cattolico fervente, la moglie pure, hanno sempre aiutato gli altri e la loro vita si è macchiata giorno dopo giorno di piccoli incidenti e gravi delusioni.
Dei loro 4 figli, tre sono nati con deficienza mentale, la moglie ora soffre di osteoporosi, la madre ultranovantenne non li ha ancora abbandonati, ma richiede attenzioni e cure continue, per finire i vicini gelosi – vi chiederete: di che cosa??? – l’hanno costretto a decidere di cambiare casa e lasciare il posto che l’ha cresciuto per l’intera sua vita.
Mentre mi parlava e mi diceva che non potrà aiutarmi perché è avanti indietro dagli ospedali per i suoi famigliari, nei suoi occhi leggevo serenità, calma assoluta.
Una dolcezza infinita le sue parole, accompagnate da espressioni di amore per Dio, per quello che gli ha dato.
Quanti spunti di riflessione mi da questa gente, quante domande che mi salgono alla mente e al cuore.
Io amo il Perù, amo questa gente che lotta senza respiro, amo anche quelli che si lasciano abbattere dal quotidiano, si anche loro.

Torno al comedor e i Paulo, uno dei bambini nuovi, mi chiama per nome.
Arriva anche Jefferson e si siede vicino a me, lo accarezzo e poco dopo mi ritrovo con la sua testa appoggiata sulle mie gambe con la sua manina che mi tiene stretta la mia.
Come faccio a non innamorarmi dell’amore? Perché è di amore che si parla, solo l’amore ti spinge a fare cose fuori dal normale e dedicare sei mesi della mia vita a dei bambini sconosciuti fino a pochi mesi fa, è sicuramente annoverabile tra le cose fuori dal normale.
Mangio al tavolo con Gianela, finalmente dopo mesi, le strappo un sorriso.
Tutto ciò lo insegna il Piccolo Principe: le persone si “addomesticano” piano piano, ma attenzione! Una volta addomesticate bisogna prendersene cura, non ci si può permettere di non “annaffiare” il rapporto, di lasciarlo morire.
Così mi chiedo, che ne sarà di questi rapporti una volta sparita dal Perù.
Vado a casa, ho due orette, poi dovrò essere di nuovo li per la riunione con i genitori.

3 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
M ! R K O ha detto...

Ciao Gaiezza... non perderti d'animo un proff lo troverai! Intanto dirò qualche preghierina per te, che ce ne sempre bisogno. Ti mando un bacio grande come il mondo e... che ti posso dire: CONTINUA COSI'!!

Anonimo ha detto...

luned fausti diceva ke d noi non resterà ciò ke abbiamo nè ciò ke siamo, ma ciò ke abbiamo dato.

africa, messico, bosnia. relazioni vive ke un volo aereo a messo in standby per molto, x sempre. succederà ancora così al prossimo giro d calendario, e condivido la tua domanda.