sabato 29 marzo 2008

Con il gioco...

Mangio veloce e trovo nella zuppa un pezzo di carne e la cuoca che se la ride.
Mi arrabbio, vengo fraintesa da Abilio, mi sento le lacrime fuoriuscire e cerco di controllare il mio rossore.
Abilio continua la sua predica sul fatto ch’io non possa pretendere di avere un pasto personalizzato ogni volta eccetera, eccetera.
La mia voce si ferma in gola, non esce, il pianto la spezza, P. Luis mi difende, vedendo che le accuse erano effettivamente esagerate per quello che era successo.
Lascio la zuppa e mi mangio una mela.
Esco e mi lascio trasportare dai pensieri di cambiare casa, di andarmene, ma poi vedendo i bambini che aspettano solo di giocare, tutto passa, tutto se ne va.
I bambini giocano a calcio con Mario ed io a pallavolo e asino con le bambine.
Anche qui vedo la differenza tra maschi, felici di giocare, presi dalla partita, e le bambine, più deboli e restie a muoversi.
Torniamo al comedor per fare i compiti, Yeferson mi abbraccia e si fa coccolare da me, si siede sulle mie gambe e io lo coccolo come fosse un bimbo di tre anni.
La sua mamma lavora dalla domenica al venerdì in casa di una signora e lui vive solo con i fratelli appena adolescenti.
Si comporta come un ragazzo già grande, indipendente, ma ci sono giorni che i suoi occhi sciolgono il mio cuore, che solo con lo sguardo mi chiedono attenzione.
In questi momenti mi sento male al pensiero di abbandonarli per sempre tra pochi mesi.
Ma cosa devo fare?
Stare qui o tornare?
Rileggendo i diari dei primi tre mesi qui in Perù, mi accorgo che ho fatto un sacco di passi avanti.
Il desiderio di realizzare qualcosa per loro, qualcosa dove potessi investire tutta me stessa, l’ho realizzato ed ora sono così impegnata in questo che mi sembra di non aver mai vissuto l’angoscia data dal sentirmi inutile e quasi inopportuna qui.
Ce l’ho fatta, ho creato dal nulla qualcosa per loro, senza nemmeno rendermene conto sono diventata la loro mamma. E tutto ciò lo si vede nelle mille voci che mi chiamano ogni secondo, che non mi lasciano in pace un attimo solo, anche se ci sono altri adulti lì ad aiutarli.
Mentre mi allontano con Mario, e i bambini mi salutano, la mia mente vola già a lunedì, quando sarò ancora con loro.

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