giovedì 13 marzo 2008

Martedi 11 marzo

Stamattina mi sono svegliata con i soliti dolori di stomaco che mi attanagliano quando sono stressata.

Sono uscita presto di casa e sono stata tutto il giorno a La Era. Li, con l’aiuto di Gustavo e di Mari Cruz abbiamo spuntato la lista dei bambini e abbiamo notato che alcune madri avevano iscritto tutti i loro figli, compresi cugini, vicini e amici.
Ne abbiamo scartato qualcuno, partendo da quelli che non sono del comedor, poi ho chiesto come avrei potuto fare per avvisare le madri.
Il megafono è disponibile solo al mattino, quindi avrei dovuto cercare le madri una per volta nelle loro case, così ho fatto.
Dopo due ore in giro per il Vallecito, mentre cercavo una famiglia, ho bussato alla porta di una baracca che pensavo fosse di proprietà della signora con la quale dovevo parlare.
Mi apre un ragazzetto e mi dice che si sono trasferiti più in basso, mi ha accompagnato gentilmente ed io ho lasciato detto alla sorella maggiore che solo uno dei suoi fratellini avrebbe partecipato al progetto.
Sono tornata con il mio accompagnatore che mi ha riempito di domande.
Gli ho spiegato cosa stavo facendo, e gli ho chiesto se conoscesse qualcuno disposto a dare lezioni di matematica.
Così mi sono ritrovata in casa di una delle madri dei bimbi più piccoli, di fronte al figlio maggiore che si è offerto di aiutarmi con le benedette lezioni di matematica.
Siamo stati a parlare per due ore, in piedi tra i sassi brulicanti di formichine, ed io ho sentito la mancanza delle comodità cittadine: un bar, il mio Boh.
Mi hanno raccontato della loro vita, di cosa fanno durante il giorno, dei loro sogni di studiare e di migliorarsi, senza però scappare dal loro paese.

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