lunedì 24 marzo 2008

Ah! Inka Inka...

Mi sveglio dopo una notte passata a voltarmi e rivoltarmi nel letto senza avere pace, sognando disgrazie che mi sarebbero capitate, volti che conosco, che mi volevano uccidere.
Alla fine mi alzo sconcertata e capisco che tutto questo è dato dal mio malessere: ebbene si, ancora una volta la Vendetta dell’Inka si è riversata su di me.
Mi tirò in piedi a stento e, tra i dolori,arranco verso la cucina.
Mordo lentamente un pezzo di pane e bevo un caffè sperando in un miglioramento.
Niente da fare, capisco che oggi avrei veramente bisogno di un sostituto la dai ragazzini, ma ora è tardi, non riesco a rintracciare nessuno.
Esco di casa seguita dai rimproveri di tutti quanti, in silenzio mi chiudo la porta alle spalle e aspetto il combi giallo.
La pressione è bassissima, mi sento svenire, ma la sagoma del mezzo di trasporto all’orizzonte mi regala un sollievo quasi palpabile, mi riprendo e salgo.
Il viaggio non è dei più tremendi e arrivo a La Era intatta, cerco di dimenticare i vari acciacchi e mi sistemo aspettando i ragazzini.
Arrivano tutto sommato puntuali e con loro il professore, sono contenta di vedere gli sforzi di tutti anche se non riesco a godermi il tutto, visto il malessere che peggiora di minuto in minuto.
Faccio qualche calcolo e qualche rosario perché il tutto proceda secondo i miei piani e lascio il progetto in mano ai professori e a Mary Cruz, la responsabile del comedor.
Non avevo assolutamente preventivato di lasciare tutto nelle loro mani, solo la seconda settimana, ma così ha voluto il “caso” e io mi attengo al suo volere, anche perché altro non potrei fare, visto che le gambe mi cedono, la testa mi esplode e la pancia da segnali di cedimento.
Il caldo atroce mi fa da compagno, mi bagna di salate goccioline, mi toglie il respiro ed accompagna le mie palpebre verso il riposo.
“Bajaaa!”, urla il ragazzo dei biglietti.
Apro gli occhi e mi ritrovo davanti a casa.
Sollevo il mio corpo diventato troppo pensante, pur avendo perso 4 chili, e mi lascio scivolare attraverso la porticina, fino a toccare lo sterrato.

Primo giorno della seconda settimana, primo giorno in malattia.

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