martedì 30 ottobre 2007

Una proposta

Domani compio un mese di Perù.
Dire che il tempo passi in fretta è dire nulla.
Le cose da fare ancora si delineano, davanti a me, in modo poco uniforme, direi del tutto confusionario.
Oggi una nuova proposta: il Mato Grosso.

L’Operazione Mato Grosso è ben conosciuta dalle mie parti a Milano, con loro collaboriamo per portare viveri ai poveri del Perù, hanno una quarantina di “case”, ovvero di realtà quasi totalmente indipendenti che operano in vari settori, come l’istruzione, la sanità e l’alimentazione, nonché il lavoro.
Fabbricano mobili in legno, vere e proprie opere d’arte.

“Mi chiamo Michele, sei italiana?”, mi chiede l’omone appena entrato nell’asilo delle suore monfortane.
“Si, sono italiana. Mi chiamo Gaia”.
Mi dice di appartenere all’operazione Mato Grosso e felice gli racconto della mia piccola esperienza con l’organizzazione.
“Facciamo le raccolte viveri con la mia parrocchia! Ho provato a venire qui con voi, ma poi è stato più facile con Luciano, insomma, si conoscevano lui e mio padre”.
“Bene, Gaia. Perché non vieni nella sierra a vedere quanti gioani italiani sono momentaneamente impegnati nelle missioni?”
La cosa mi alletta parecchio, e non lo nascondo.
“Cavolo! Mi piacerebbe molto, ma ho iniziato qualcosa a Nana, non vorrei abbandonare tutto e riiniziare da capo. Mi ci è voluto un mese per conoscere più o meno la realtà li, come posso ora spostarmi e andare a due giorni di distanza. I miei bambini di Moròn, non posso lasciarli”.
Intanto però la suora li con noi mi consiglia di staccarmi un po’ dalla vita della casa dei monfortiani e spingermi avedere questa realtà.
“Se ti vuoi sposare”, mi dice con il sorriso, “qui hai la possibilità di conoscere dei giovani che sono assolutamente in gamba, che condividono il tuo ideale di missione”.
Mi si muove in testa qualcosa.
Corro a casa mi butto su internet.
Cerco dove sono questi dell’OMG.
Lo trovo, trovo che sono anche a Nana.

Intanto Michele mi ha dato anche alcuni numeri di telefono per vedere la mostra permanente dei loro lavori. Li potrò incontrare i volontari e capire che possibilità ci sono per me per poter partecipare durante la mia permanenza.

Lunedi, appena sarò a casa, andrò a visitare il loro orfanotrofio, proprio vicino alla casa dove sono io e potrei mettermi d’accordo con le ragazze che lavorano la, per partecipare a qualche incontro organizzativo.

Insomma mi manca la realtà giovanile, mi manca una condivisione con i miei coetanei che stanno avendo un’esperienza come la mia.
Mi manca la possibilità di conoscere un ragazzo con ideali simili ai miei.
Tutto questo mi manca parecchio.

La mia preghiera è che Dio mi faccia incontrare una persona con la quale poter condividere la mia vita e la vita di missione.

Luciano sembra contrariato, non afferra il perché di questa spinta a voler conoscere quelli del Mato Grosso.

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