domenica 28 ottobre 2007

Tingo Maria


Wow! Semplicemente sbalorditiva la selva.
Sono appena arrivata dopo altre 2 ore di viaggio, abbiamo passato dei tratti terribilmente spaventosi per la nebbia e la strada non asfaltata, i tir che sfrecciavano e la voglia di Luciano di arrivare presto ed evitare gli assalti notturni dei banditi.
“Si nascondono ancora delle cellule terroriste qui!”
Fantastico, ho pensato, sicura che non sarebbe accaduto nulla, e che saremmo arrivati prima che il buio si fosse impossessato di questa parte di terra.

Arriviamo alla casa di J.
Piccolina, capelli scuri, occhi azzurri, una voce decisa, risoluta quando deve essere tale.
Mi piace!
Trovo finalmente una suora come dico io.
Giunge I, la sua consorella, ecco un’altra visione assolutamente positiva.
Le altre che avevo incontrato fin ora non mi sono sembrate cosi attaccate alla vita umana, ma più rigide e legate all’apparenza che alla condizione effettiva delle persone che seguivano.
Ilba mi mostra cosa fa fare ai ragazzini presi dalla strada.
“Non tutti vanno a scuola, mi dice con la sua vocina mite e gioconda, almeno due pomeriggi a settimana li facciamo venire qui e insegniamo loro a cantare, suonare, e fare dei lavoretti”.
Rimango incantata dall’amore che esce dalla sua bocca.
Finalmente!
Penso: chi cerca trova!
Forse ho trovato un posto dove starei bene, certo non è cosi comodo e pieno di mezzi pubblici come Huaycan, ma qui c’è l’amore visibile.


Sopraggiunge J e mi consiglia di farmi la doccia adesso, prima che arrivi il freddo.
“L’acqua non è calda, ma nemmeno gelatissima, prendi le tue cose che ti indico dov’è il bagno”.
Corro nella mia stanza, pulita ed ordinata, prendo i due asciugamani, sapone e scappo giù, prima che questo gelo arrivi.
La doccia è nel bagno nel cortile, chiuso tra quattro mura, con un tetto fatiscente, quindi praticamente faccio la doccia all’aperto.
Abituata al frescolino di Nana penso che non ce l’avrei mai fatta.
Invece si rivela un’operazione fattibilissima dal punto di vista termico-climatico, la cosa che mi impedisce una totale tranquillità sono le migliaia di mosquitos che mi assalgono il corpo mentre mi insapono, mentre mi sciacquo, mentre mi asciugo, mentre raggiungo la stanza, mentre cerco di accendere la luce, rotta, mentre…

…entro nella stanza al biuo, chiudo la porta, lascio cadere gli asciugamani e mi rivesto di un dolce aromatico strato di velenoso Autan, sperando che mi faccia desistere queste assasine dallo sbranarmi totalmente il primo giorno.

Chiamo J per la luce: cambiamo la lampadina, intanto mi aggiorna "Padre Hugo è caduto, I l’ha portato in ospedale, non muove più la spalla".

Mentre mi cambio, arriva Luciano, prende J e si dirigono all’ospedale, credo solo per poco: tra venti minuti dovrà celebrare il matrimonio comunitario di 6 coppie.
Ah, si!
Qui si sposano in chiesa in massa, che forte!

Intanto io sto morendo di fame, spero solo che riesca a sopravvivere alla cerimonia e mi riempia lo stomaco al più presto.

Nessun commento: