domenica 28 ottobre 2007

Il bagno: inizio a vivere la povertà.

E’ da qualche giorno che ho voglia di fare, ma fare qualcosa concretamente.
Ho sentito un ragazzo del matogrosso, li sono tanti ragazzi italiani, potrei andare a stare da loro.


L’altra idea invece è quella di fare qualcosa di mio, con la gente di Nana.
Qualcosa di concreto, con anche Eva, la giornalista con il cuore più grande che io abbia mai visto.
Potrei fare qualcosa con i giornalisti, con l’ufficio stampa dove ero prima.
La gente ha soldi, ne ha molti, potrebbe agire per il bene di bimbi sfortunati, ma chissà se la gente crede che tutto questo esista.

Il bagno di Moron Chico.
“Devo assolutamente andare in bagno, altrimenti non riesco a dipingere nemmeno un metro quadro di chiesa”.
“Vieni pure da me”.
Entro nella casa angusta, ma piena di ammennicoli inutili. Seguo la ragazzina che apre una porta e mi fa segno di seguirla. Mi ritrovo nel retro della casa, all’aperto.
Mi indica una casupola con la porta arrabattata con uno straccio abbastanza grande per evitare che mi vedessero tutti.
Ci entro, mentre ero li, una folata di vento sposta la tenda ed io divento immediatamente parte dell’ambiente circostante.
Urlo, mi tiene la tenda e riesco a terminare l’impresa.
Cerco disperatamente la cordicella dell’acqua: non c’è.
Lo sciacquone consiste in un secchio che bisogna riempire prendendo l’acqua da una tanica sudicia qualche metro più in la.
Questa volta termino tutto il processo veramente.


Questo corrisponde alla maggioranza delle situazioni nella quali uno pensa, una sensazione di frustrazione e di ansia verso il futuro.
Cosi anche io mi ritrovai a pensare che tutto ciò che stavo facendo era senza una meta, mi tormentavo di continuo per quel che avrei fatto il giorno dopo.
A quest’ansia del “che posso fare” si aggiunse anche quella: ma i miei amici dove sono?
Ci sarà capodanno dopo pochi giorni che sarò a Milano. Con chi lo passerò, cosa farò? I miei amici di certo non staranno a Milano per aspettarmi e festeggiarlo con me, tutt’altro, stanno già pensando di andare a Madrid e fare qualcosa di superlativo, qualcosa però che, per motivazioni economiche, io non potrò permettermi di vivere.

Poi con la calma, subentra una visione più equilibrata delle cose: se partiranno li vedrò prima e dopo, il capodanno riuscirò a farlo comunque e divertirmi lo stesso.
Il futuro, imprevedibile ed incerto rende l’uomo debole, ancora più assoggettato alla paura.
Ma che paura dovrei avere io? Sono in una terra fantastica, con gente bella, non tutta, ma per la prevalenza si.
Sono circondata da amore e so che a Milano lo sarò, una volta tornata.
Credo che se vedessi tutto con più tranquillità, situazione spirituale che non mi appartiene, non avrei tutti questi pensieri, non mi spaventerebbe nulla.
Cerco di stare tranquilla, penso che Dio mi ama e avrà preparato per me qualcosa di infinitamente grande e buono.
Ci credo e ci spero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma sei di palermo?