domenica 28 ottobre 2007

Jonatan

Arrivammo alla chiesa e costatai che le coppiette erano pluricinquantenni, che gli invitati erano molti e che la chiesa era assolutamente angusta per quella moltitudine di gente accorsa, in secondo luogo, per la festa del Senor de los milagros.
Cercai di seguire Luciano dentro la chiesa, ma non mi riuscì particolarmente. C’erano tutte le panche già occupate e la gente, veramente gentile, si alzava per me, ma io rifiutavo con un sorriso di ringraziamento.
Mi sedetti per terra e iniziai a notare gli insetti che erano accorsi evidentemente per la cerimonia.
Svenni!
La luce si spense, la gente si alzò in piedi e nella mia testa si avvicendarono ansie da thriller: mi avrebbero, secondo i miei pensieri, rubato la macchina fotografica, in precedenza messa in mostra per riprendere gli sposini, un terrorista poi, responsabile del cortocircuito, avrebbe fatto fuoco sulla folla uccidendo tutti.
La gente non mi si avvicinò nemmeno e il terrorista tardava ad arrivare quindi convenni che mi stavo sbagliando.

Grazie al blackout, presi parte alla folla del “fuori chiesa”, almeno li respiravo e il mio sedere non sarebbe rimasto preda d’insetti carnefici.
Mi ritrovai in uno stato di confusione mentale: avrei voluto fare foto qua e la , visitare, ora che nessuno me lo impediva, la gente, le strade; intanto vedevo la gente che mi guardava stranita, domandandosi da che pianeta venissi e perché ero capitata proprio li.
Tutte domande legittime, che mi impedivano però di svolgere il mio compito di raccolta accurata dei dati.
La mia testa suggerì, dopo qualche decina di minuti, di andare oltre a questa gente e ai loro sguardi; avrei potuto trasformare il disappunto in un sorriso, o per lo meno a qualcosa che ci assomigliasse.
Mi voltai un po di volte in cerca della mia preda e finalmente vidi un bambino che non mi stava guardando, ne si stava divertendo.
Decisi che lui sarebbe stato il mio primo scatto di Tingo Maria.
Ogni luogo è stato contrassegnato da un primo scatto, di volto, di sguardo, di persona, anche tingo doveva averne uno: Jonatan.

Al flash la sua faccia diventò decisamente irritata e mi voltò le spalle in segno di protesta.
Mi sentii ancora più a disagio, fino a che sua madre lo rimproverò per la brusca reazione e gli disse qualcosa che non capii, ma che sicuramente gli fece vedere la cosa da un altro lato.

Si voltò dalla mia parte e mi guardò, mi ricordai degli occhi dei bimbi di Nana: mi mancavano già, pensai come avrei fatto in Italia.
Ma subito la mia mente ritornò a Jonatan, mi chinai e lo guardai fisso negli occhi, gli sorrisi e gli chiesi se voleva che gliene scattassi un'altra. Mi disse di si con la testa.
Sempre piegata per stabilire un contatto più inti mo gli chiesi quest volta di sorridere.
Scattai e ne uscì un volto tranquillo che tentava di sorridere.

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