domenica 20 aprile 2008

Santa Pazienza!

Non ci si può addormentare, non ci si può permettere il riposo, bisogna invece vigilare, non lasciarsi scappare nulla, il minimo dettaglio potrebbe portare a conseguenza disastrose.
Segue la lotta con in mio Jeferson, dolce e sfrenatamente affettuoso a volte e maleducato e disperatamente lontano altre.
Il meccanismo della seduzione è scattato, e devo dire che ha avuto la meglio lui.
E’ vero, posso molto poco di fronte a lui, alla sua vocina che i chiama, al suo sguardo severo e penetrante quando non gli do ciò che vuole.

Oggi mi sono ripromessa di non stare così appiccicata a lui.
Mangio con Patty, la bimba più cicciotta del gruppo. Con lei è stata dura. È veramente molto viziata, non l’accezione occidentale del termine, ovviamente. Ma da qualche giorno è più rilassata, più cortese e mi ascolta e l’unica cosa che ho fatto di diverso dalle altre volte è semplicemente il fatto di aver smesso di riprenderla sempre, e di averle dato più affetto a parole e a gesti.

Dopo il pranzo andiamo a fare i compiti.
Mi metto alla porta prima di farli salire e guardo le mani di tutti, le odoro per vedere se si sono lavati con il sapone. Solo in quattro su 20 l’hanno fatto. Deisy, Jeferson, Abel e Heber. Di questi 4 mi sarei aspettata solamente Deisy.
Le piccole sorprese fanno bene al cuore.

Jeferson mi dice che ha molti compiti, alla fine scappa quando io mi volto.
Lo inseguo per la montagna e quando lo vedo gli urlo di venire da me.
Non mi ascolta, fa finta di non sentirmi, intorno a lui, i dieci teppistelli del Vallecito ridono della “figuraccia” che il loro amico sta facendo, torturando interiormente il piccolo evaso.

Una signora mi urla se sono i miei figli, mi chiedo se si sia trasferita qui durante la notte, per non sapere chi sono quei bambini e chi sono io: la Gringa.
“No, perché?” chiedo io incuriosita.
“Stanno rubando in casa mia!”
Sbianco. Non avevo pensato alla possibilità che Jeferson si tramutasse in un ladruncolo.

“Jeferson, vieni immediatamente qui!”
“Non vuole venire!”, dice Marcos, il più terribile di tutti, quello che nessuno dei bambini voleva al comedor, quello che ho difeso più volte prima di capire, che non solo prende in giro gli altri coetanei, ma anche me e tutti gli adulti del comedor.
I miei occhi parlano da soli, infatti il giovanotto tace.
Si voltano tutti e fanno per andarsene, allora mi rivolgo alla signora: “non si preoccupi, avverto io la madre di Jeferson, di Marcos, del fratello di Cinthia, di Juancito”.
Ad ogni nome che faccio, il bimbo chiamato in causa si volta verso di me, dicendo che lui non è stato, che lui non ha fatto nulla.
Magicamente tutti hanno ripreso possesso della parola e dell’udito.

Rido dentro di me, e lascio vaneggiare le piccole pesti, volto le spalle alla montagna e mi dirigo verso il comedor.

1 commento:

sarina ha detto...

Anche quì hai dato dimostrazione di essere all'altezza della situazione...!!!Ma questo Jeferson deve essere proprio un teppistello!!!ma non è snervante avere a che fare con ragazzini maleducati e pure mariuoli?