martedì 15 aprile 2008

La coscienza di Gaia: L'ultima Sigaretta

Il libro ottiene due reazioni assolutamente opposte: la delusione perché mi aspettavo che i fossero delle tesi più convincenti, degli stimoli inediti; la sensazione profonda di voler smettere subito.
La sigaretta cosa ti da?
Appurato che non sia calmante, né aiuti la concentrazione, ma mi faccia solo spendere un mucchio di soldi e mi provochi probabilmente il cancro, credo la cosa migliore sia smettere con tutto questo.
Mi decido, mi accendo una sigaretta, non lo dico, non voglio ancora dirlo che è l’ultima.
E se non ci riesco?
Anche l'Amica ci ha provato innumerevoli volte e alla fine ci ricasca sempre.
E il fatto è che io lo so che ci ricasca, perché non la vedo convinta. Non vedo convinta nemmeno me.
Se per anni ho cercato di smettere e non ci sono mai riuscita, perché ora dovrei riuscirci?
Il libro mi dice di essere certa ed esserne felice.
Di non rimpiangere la cosa, di non sentirla come mancanza o come rinuncia, perché altrimenti passerò la mia vita a ricordarmi la sigaretta come un bene e non un male che mi distruggeva.
Allora, anche se dovessi essere così sicura, perché non voglio ancora dirlo alla gente?
Trattengo il fumo in bocca, lo mando giù e sento un orribile sapore, la sensazione del veleno di cui parla nel libro che intacca i miei polmoni.
Perché continuare?
Perché mi piace, mi dà sollievo sapere che c’è qualcosa che mi aspetta alla discesa dell’autobus, che attende con me quest’ultimo, che mi consola quando sono triste e mi fa compagnia mentre leggo e scrivo.
Ma chi non ha mai fumato, non ne sente il bisogno.
Quindi devo giungere a capire ed interiorizzare che sta proprio li la chiave del successo contro il fumo: non è necessario. E’ come indossare un paio di scarpe strette solo per provare piacere quando ce le togliamo, questo è simile al potere-guadagno della nicotina.

“Voglio fumare con te l’ultima sigaretta!”
Ci colleghiamo, ma lui mi distrae, la connessione è pessima, quindi devo abbandonare la sigaretta e scrivere in chat, non si vede bene la sua faccia, le parole arrivano sincopate.
“Mi arrendo. La devo fumare da sola.”, dico io.
In realtà non vorrei testimoni, in realtà vorrei che fosse solo un patto tra me e me.
Saluto Lui e guardo il mio pacchetto di Hamilton.
“Ok, Gaia. Ci siamo solo Io e Te! Questa è la tua ultima sigaretta!”
Tolgo l’ottava sigaretta dal pacchetto, saluto le altre sette, le abbandono sulla scrivania di P.Luis.
La guardo, vedo la carta bianca che racchiude l’erba infame con il suo veleno.
La fiamma dell’accendino illumina il mio volto per pochi secondi, giusto il tempo di accendere l’ultima sigaretta.
L’oggettino di plastica gialla trasparente finisce nel fondo dell’ultimo cassetto ed io inizio ad aspirare.
Con calma, come fosse un rituale sacro, avvicino ed allontano la sigaretta dalla bocca e con essa anche l’idea che essa rappresenta nella mia mente.
Allontano la necessità che ho di lei, ma la avvicino quando è troppo in là.
Mi convinco che posso farcela, noto il bruciore in gola che lascia il passaggio del fumo e immagino il catrame nei polmoni.
Sta per finire e con lei il nostro rapporto.
Mi viene un flash: tutta la mia vita senza di lei. Ce la farò?
Mi rattristo come quando so che non rivedrò mai più qualcuno, dopo averci passato del tempo, molto tempo.
O forse mi infastidisce l’idea dell’imposizione.
Mi da fastidio che qualcosa mi sia negato, a priori.
Un susseguirsi di domande e risposte, come una insana di mente, un vortice contorto di parole, immagini, ricordi e visioni future che si mescolano tra loro, girano formando un’aspirale continua dove riaffiora ora una cosa, ora l’altra. Poi tutto tace e scompaiono le immagini così come il mozzicone viene risucchiato dallo sciacquone, dentro alla tazza del water.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Bravissima cara..continua così..

sarina ha detto...

Gaia, dopo aver letto queste parole mi viene voglia di smettere anche a me...forse è il caso che questo libro lo legga al più presto!Sei forte, brava!