lunedì 21 aprile 2008

Lo Zoo

Nove.
Nessuno alla porta.
Inizio ad essere ansiosa, penso che non verranno.
Nove e mezza.
Bussano alla porta.
Sono i miei due angioletti.

“Vi piacerebbe andare allo zoo?”
“Si, dobbiamo andare la!”, dice Andres.
Jeferson più intimidito si limita a scuotere la testa annuendo.
Prendo con me 50 soles, l’equivalente di 12 euro, credo che mi avanzeranno anche.
La 41 arriva in fretta alla “Cruz”, l’incrocio. Ci sediamo tutti e tre vicini e mi iniziano a raccontare di quando giocano a calcio, del loro allenatore, del campionato.
“Guarda, Gaia! Li è il campo dove domani giochiamo. Vieni a vederci? Adesso sai dov’è il campo!”, dice Jeferson.
“Caspita, non credevo fosse così facile da raggiungere!”, dico io e aggiungo, “qualcuno di voi due sa quando scendere?”
“Certo, io lo so, non preoccuparti”, afferma Andres.
Ci vuole una mezzoretta, arriviamo a Huachipa. Più sporca di Nana, più abbandonata a se stessa, più grigia di smog.
Nello zoo i bambini iniziano a voler vedere il leone. Ovviamente il leone è l’ultimo animale, seguendo il percorso prestabilito.
Racconto storie sui vari animali che incontriamo e loro si appassionano anche ai bradipi.
In realtà io odio lo zoo e vedere gli animali prigionieri, ma la felicità dei due bambini al pensiero di vedere gli animali, ha avuto la meglio.
Il giro allo zoo è più divertente di quanto immaginassi, il vivere da mamma per un giorno è più bello ed impegnativo di quanto pensassi, e tutto ciò lo rifarei subito.

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