domenica 4 novembre 2007

Mai più!!!

Penso a ieri sera e alla meravigliosa serata in discoteca!
Dopo la messa arrivarono le ragazzine della chiesa a dirmi di uscire.
“Si, pero a la discoteca!”, dissi per scherzo.
Provocai urla e grida di entusiasmo. Avevo suscitato una rivolta di chierichetti, spronandoli al peccato e al ballo sfrenato.
Decidemmo per le nove e mezza e, come rientro, dissi loro che chiedessero per mezzanotte e mezza.
Mangia in un batter d’occhio, non ero super eccitata perché qualcosa dentro di me già odorava nell’aria un leggero tanfo di sconfitta.
Arrivarono puntuali, arrivarono alle nove!
Tre di loro avevano quindici anni, una ventidue, ma sembrava che ne avesse meno delle altre per la fifa che lasciava trapelare quando camminava per la strada di sera.
Arrivammo davanti alla discoteca e dissi a loro che sicuramente non ci sarebbe stato nessuno, la gente non arriva certo alle 21.15!
“Ma no, Gaia, qui si balla anche alle nove!”, assicurarono tutte quante.
Mi avvicinai al gestore e chiesi se c’era molta gente. Per poco non mi rise in faccia ed in quel momento pensai che le avrei ammazzate una per una.
Arrivammo ad un’altra discoteca e qui sembrò ci fosse moltissima gente.
Il buttafuori ci fermò, non avevamo i documenti con noi.
Con occhi da cerbiatto lo supplicai, sarebbe stata la mia ultima notte a Huanuco, volevo passarla in una discoteca.
Accetto la scusa, misera e falsa, e disse che dovevamo pagare due soles a testa. Due soles a testa equivalgono a cinquanta centesimi di euro!!!
Qui accadde dell’altro.
Mi avevano detto di non dare troppo perché i ragazzi si abituano in fretta a farsi pagare tutto.
Infatti la sera prededente avevo pagato io tutto: taxi di andata, gelato e taxi di ritorno.
Questa volta davanti alla discoteca nessuno tirò fuori i soldi.
Le guardai e dissi che avevo solamente 5 soles e che non avrei potuto tornare a casa con il taxi se le spendevo per la discoteca.
Nessuna di loro si mosse, la pù grande giurò di averne solo due di soles per la sua entrata.
Alla fine dissi loro, bene, andiamocene, non possiamo entrare.
Allora una di loro, che probabilmente fu la responsabile della scomparsa del bracciale che Robinson mi aveva donato, tirò fuori giusto giusto due soles.
Allora la maggiore ammise di averne molti di più e di poter pagare per due di loro, mentre all’altra ci avrei pensato io.
Rimasi a bocca aperta e mi sentii presa veramente in giro.
La birra me la offri Rosa, la più grande.
Io non avevo più soles veramente!
Entrammo finalmente.
Ebbi l’impressione di aver sbagliato tutto quando, sulle scale d’entrata le ragazze si bloccarono e non volevano entrare, dovetti spingerle per far sì che arrivassimo nel locale vero e proprio.
Costatai che si, di gente ce n’era, peccato che avrei dovuto ballare con tre persone in una volta se avessi voluto dire di aver ballato con uno della mia età.
La media era 15 anni, mi sentivo un pesce fuor d’acqua.
Mi comprai una birra, mi diedero una bottiglia da sessantasei che condivisi con le ragazzine.
Iniziammo a ballare ed arrivarono i bimbi della discoteca, chiesero ad ognuna di noi di ballare, cosi mi ritrovai a modi festa delle medie: tutte le ragazze da una parte e tutti i ragazzi dall’altra, formando una graziosa fila che divideva a metà la pista da ballo.
Mi dissociai dall’impresa ridicola e ballai da sola.
Dopo poco notai che la maggiore aveva una faccia sconcertata.
“Gaia, ci faranno del male questi qui”.
Questo perché avevano bevuto un po’ e lei l’aveva capito. Capii che era meglio andarsene prima che venisse un attacco di cuore a lei e di isteria a me.

Uscimmo e la più pestifera si distaccò da noi arrabbiata con Rosa.
Iniziò a correre, allora li ebbi paura io.
La raggiunsi e i miei occhi raccontarono tutto, le parole in castigliano uscirono fluide e grammaticalmente adeguate.
Si mise a piangere, ma meglio una ragazzina in lacrime di una ragazzina stuprata!

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