lunedì 26 novembre 2007

23 novembre

Decidiamo di andare a prendere Roy a scuola e ci avviamo camminando tra sassi e sabbia. Il sole cocente mi brucia la testa e mi scotta viso e spalle, ma io cammino senza curarmene, perché sono felice e piena di vita.
Arriviamo davanti alla scuola, come sempre tutti i ragazzini mi guardano come se fossi un extraterrestre.
Oramai questa cosa mi fa sorridere e nulla di più; all’inizio mi preoccupava.
I ragazzini che mangiano al comedor, vedendomi all’entrata della loro scuola, mi corrono incontro per abbracciarmi, Eva filma tutto e sorride.
“Dov’è Roy?”, chiedo.
“Segnorita, è venuta qui solo per Roy?”, mi chiede Deissy ed io leggo delusione nei suoi occhi.
“No, per tutti voi, anche per Roy”.

Mentre camminiamo Roy richiama la mia attenzione, mi fa vedere il braccialetto appena comprato che riporta una scritta: Roy y Gaia.
Iniziamo le riprese e la signora cede, inizia un’intervista dolosa sia per lei che per noi, la signora piange ed io vorrei fermare la telecamera, ma Eva continua.
Vediamo la cucina, uno stanzino fuori dalla casa/stanza, tutto tace: le pentole vuote e il gas inesistente.
“Dov’è il bagno?”, chiedo io.
“Lo faremo tra un po’, abbiamo iniziato a scavare la buca dello scarico”.
Precisazione: lo scarico non è il nostro scarico che scarica veramente. Si tratta di un buco di 3 metri dove “cadranno” i bisogni e dove resteranno fino a riempire del tutto il buco, allora si chiuderà quello per aprirne un altro più in la.
Ce ne andiamo, ma poco dopo essere salita sul combi cambio idea e torno a casa di Roy.

Vedo da lontano casa usa, grido il suo nome più volte e finalmente esce, mi sorride e dice “andiamo!”.
Purtroppo scendendo incontriamo tutti gli altri che lo guardano in modo cattivo.
“Dimmi un po’”, dice Gonzalo, “tu chi sei? Perché tutto sto interesse nei tuoi confronti?”.
Io rido, ma vedo che la cosa è più seria del previsto.
“Non pensare che ti porti con se per tutta la sua vita!”, lo avverte un altro.
“Appena se ne va lei vedi come le prendi”, gli grida Watson pensando che io non capissi.

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