giovedì 22 novembre 2007

Che giornatina

Scendiamo e organizzo un gioco abbastanza tranquillo, ma Gonzalo e Watson non mi lasciano in pace.
Ogni cosa che fa l’uno viene sottolineata dall’altro, e viceversa.
Iniziano ad azzuffarsi ed io perdo il controllo.
Come due pazzi coinvolgono nella loro rissa, più psicologica e verbale che fisica, il resto dei bambini.
“state zitti!”, urlo con una voce che riesce a coprire, sottomettere e far tacere tutte le altre.
Cerco di non arrossire, ma non ci riesco. La mia voce li ha veramente spaventati.
Credo di non aver mai urlato tanto forte, tanto ferocemente.

Dopo qualche secondo di nuovo la tragedia.
Uno si alza, l’altro gli urla addosso, vola una sedia.
“Watson, Gonzalo: prendete le vostre cose ed uscite. Ora!”.
Il mio viso non è mai stato così serio, sento l’autorità in mio possesso, ci credo veramente.
Spesso si cerca di imporsi, senza riuscirci, ma questa è una prova: o mi obbediscono, oppure posso anche dire addio al mio ruolo educativo qui dentro.

“Ci racconti qualcosa di spaventoso che ti è successo?”.
Racconto nella bufera che aveva colto impreparate me e la Vale quest’estate, aggiungo particolari spaventosi, condisco con colpi di scena degni di una puntata della “Signora in Giallo” e mi aiuto con la mimica facciale, dono naturale!
Finisco il racconto, vado in cucina e prendo i pezzi di pane avanzati da ieri.
Li distribuisco e me ne divoro un pezzo anche io, sono realmente stremata.
Da quando li avevo mandati fuori, Gonzalo si è arrampicato sui muri, ha cercato di forzare la porta, ha lanciato sassi contro il cancello e urlato come un dannato.
Il pezzo di pane mi tira su.
Facciamo qualche foto ed i miei occhi cadono sul sacchetto di pane con dentro ancora due pezzi.
Noto un movimento minuscolo, ma continuo.
Co guardo meglio ed il mio stomaco inizia a dare cenni di disgusto.
Il pane che avevamo mangiato era pieno di formiche dentro nella mollica.

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