martedì 13 novembre 2007

Disimpegno




Mi sveglio ed Enrico con Aida mi vengono a prendere.
“Ti porto a vedere un asilo, l’asilo che noi appoggiamo, cercando di renderlo un po’ più accettabile. Ti accorgerai di cosa sto parlando!”.
Le parole di Enrico accendono la campanella d'allarme.
Devo prepararmi al peggio.
Arriviamo alla porta d’entrata, Enrico la apre senza suonare.
Inizio a guardarmi intorno e, poiché mi ero preparata, non mi sento male.

I bambini corrono incontro a lui urlando “Hermano Enricoooo!!!”.
E’ stupendo vedere come è amato chi dà loro amore.

L’asilo è costituito da due edifici, e chiamarli così è veramente una maniera generosa di esprimersi.
Uno è la cucina, l’altro sono le aule, due aulette.
Rivolgo la mia attenzione sui bambini e noto, come sempre, che le maestre si disinteressano completamente del loro aspetto, della loro pulizia.
Il naso che cola, il viso sporco di sabbia, i rigagnoli neri di lacrime vecchie mai asciugate.
Vedo come giocano, rimango sconvolta: con un rastrello ed una carriola.
Vedo come mangiano, resto a bocca aperta: tutto il cibo sulla maglietta, sui pantaloni, sul tavolo e per terra.
Vedo come vanno al bagno: sono troppo bassi per arrivare alla tazza, la maestra non se ne cura e loro fanno come possono … la fanno per terra.

Saluto con i nervi queste maestre che dovrebbero amare, e ci dirigiamo verso il comedor.
Il caldo mi debilita, la pressione mi scende improvvisamente e mi ritrovo a boccheggiare su una sedia.

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