venerdì 13 giugno 2008

Auguri Mirko




“Padre Luis! Andiamo!”, grido io.
“Un moment”, parlando mezzo spagnolo, italiano e portoghese.
Camminiamo fino al Fe Y Alegria, la scuola della maggior parte dei bambini che assistono al progetto.
Entriamo e mamme e bambini mi vengono a salutare, le mamme si risiedono ai loro posti, mentre i bimbi rimangono seduti per terra con me, giocando con la mia POVERA macchina fotografica.
È bellissimo averli tutti intorno, ormai sono come una seconda mamma, a volte come una mamma e stop.
Christian, per esempio, non ha li ne mamma ne papà, per questo non mi molla un solo secondo, con lui sua sorella Zayuri e qualcun altro.

Alla fine, Jeferson non ha ancora ballato ed io devo andare fino a Puerto, circa 20 minuti da li, a chiamare Mirko.
Stiamo per uscire ed eccolo che arriva, vestito da cholito, contadino, con Carmen, Josselin e Heber.
Non posso andare via, decidiamo con Luis di fermarci almeno per l’inizio della danza.
Scatto un po’ di foto, ma risultano pessime visto che la sera arriva prepotentemente e la luce artificiale è troppo poca.

Lascio il mio bimbo che balla e corro a Puerto.
Chiamo, mi risponde, ma non riesce a sentirmi, richiamo almeno dieci volte, ma Mirko non risponde più.
Me ne vado un po’ triste.
Gli avrebbe sicuramente fatto piacere un augurio gridato dall’altra parte del mondo.
Beh, dalla mia stanza spero gli arrivi.

E cosi sono due amici, Fede e Mirko, che hanno fatto gli anni, che ho provato a chiamare e che non hanno risposto. Sto telefonooo

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